Trame di memoria: lasciti, ricordi, testimonianze
Rassegna di cinema all’aperto “CineMarmilla”, Casa Coni, Ales (OR)– 11, 18 e 25 luglio 2024
Nel suo monumentale saggio sulla memoria culturale, Jan Assmann parte dal concetto di “arte della memoria” e lo fa risalire al poeta greco Simonide (VI sec. a.C.), ma è con i Romani che il concetto di memoria si biforca: da una parte troviamo la memoria naturale, innata nell’individuo, dall’altra la memoria artificiale, ossia la capacità del singolo di ricordare e di gestire la memoria, un’arte che bisogna educare ed esercitare. Muovendo da questi assunti, Assmann introduce il concetto di “cultura del ricordo”, “un fenomeno universale”che caratterizza qualsiasi comunità, e che ritroviamo, seppure in forme distinte, in ogni tempo e in ogni cultura. A partire dalle illuminanti riflessioni dell’egittologo Jan Assmann, la quinta edizione della rassegna “CineMarmilla” si interroga sui dispositivi e sulle forme tecnologiche attraverso le quali si manifesta la cultura del ricordo in epoca contemporanea. Il titolo, Trame di memoria, è sia una sintesi sia una indicazione del percorso che ci proponiamo di seguire durante le tre serate della rassegna. Il termine trame richiama, infatti, sia la struttura del racconto, l’organizzazione degli eventi in base a un preciso ordito narrativo, sia, nel linguaggio tessile, la “struttura di un tessuto, un tipo d’intreccio dei fili di trama e d’ordito”.
In questa quinta edizione di CineMarmilla, la memoria non è solo il fil rouge che unisce i film in programma, ma è anche la tecnica (ars) che ci permette di riportare in vita il passato sotto forma di immagini, suoni, voci, testimonianze.
Quest’anno la rassegna, organizzata dall’Associazione Culturale Casa Natale Antonio Gramsci in collaborazione con il Comune di Ales, e curata da Myriam Mereu, ricercatrice dell’Università di Cagliari, si sposterà a Casa Coni, ma non cambierà la formula degli incontri: dopo le proiezioni dei film, seguiranno la chiacchierata con i registi e le registe e il dibattito col pubblico.
𝐆𝐢𝐨𝐯𝐞𝐝𝐢̀ 𝟏𝟏 𝐥𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨 – 𝑴𝒊𝒓𝒂 𝒔𝒂 𝒅𝒊̀ di 𝐀𝐧𝐝𝐫𝐞𝐚 𝐂𝐚𝐧𝐧𝐚𝐬 (2020) / 𝑭𝒓𝒂𝒓𝒊̀𝒂 di 𝐀𝐥𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐃𝐢𝐚𝐧𝐚 (2023)
– 𝐌𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐞̀/𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 –
La prima serata di CineMarmilla, giovedì 11 luglio 2024, sarà dedicata al dialogo tra memoria personale e memoria collettiva, e in particolare all’incontro tra memoria e Storia riattivato dal linguaggio cinematografico. I primi due film della rassegna sono due cortometraggi di finzione accomunati dalla volontà dei registi di ristabilire un legame con il passato delle proprie comunità.
Il primo, Mira sa dì di Andrea Cannas (2020), rievoca un fatto storico avvenuto a Mogoro negli anni ’30, in piena epoca fascista. Mira sa dì “nasce da una minuziosa ricerca storica del Prof. Franco Sonis il quale, attraverso i verbali di udienza del tribunale e le testimonianze dei parenti, fece emergere fatti di cronaca realmente accaduti nel 1930 a Mogoro, fatti fino a quel momento destinati ad essere dimenticati”. Originariamente l’idea di Mira sa dì doveva tradursi in uno spettacolo teatrale itinerante ma col passare del tempo il progetto si è sviluppato in una sceneggiatura cinematografica. È quindi grazie ai linguaggi del cinema che Cannas porta in scena la memoria di quei fatti storici, alternandoli col racconto di una storia d’amore che ha i colori, i profumi e i sapori dell’estate nelle campagne della Marmilla. La dimensione linguistica gioca un ruolo centrale nella narrazione: la lingua sarda è impiegata dai personaggi all’interno delle due linee narrative, quella storica e quella di finzione, creando una forte tensione tra la lingua ufficiale delle istituzioni (l’italiano) e la lingua degli affetti e delle situazioni informali (il sardo). Mira sa dì ha vinto il Premio Maestrale come miglior cortometraggio al Babel Film Festival 2021.
Allo stesso modo, Frarìa di Alberto Diana (2023), presentato alla 41a edizione del Torino Film Festival, si immerge nella memoria comunitaria e storica dell’Iglesiente per portare in scena un racconto di formazione che si accende con forza e coraggio come una scintilla (frarìa, in sardo, significa appunto ‘scintilla’). La storia è quella del quindicenne Angelo che, tra atti di intimidazione e prevaricazione da parte delle Camicie nere del suo paese, dovrà compiere un importante percorso di maturazione in un clima di crescente tensione. “Frarìa è prima di tutto la raffigurazione di una Sardegna premoderna, di una società in cui vige una solidarietà anche economica e l’aiuto reciproco”, scrive Giampiero Raganelli; in questo senso, possiamo leggere la storia di Frarìa, primo film di finzione di Alberto Diana, su un doppio livello: da una parte, la Storia che investe le vite degli uomini e delle comunità, trasformando e rivoluzionando assetti sociali, dinamiche familiari e legami amicali; dall’altra, la necessità del regista di misurarsi con il racconto di un periodo storico, quello del ventennio fascista, che ha lasciato una traccia profonda nel territorio del Sulcis Iglesiente. Allo stesso tempo, Diana imbastisce un racconto di fantasia sulle memorie di fatti avvenuti negli anni ’20 del Novecento, memorie tramandate dal nonno che prendono vita sotto forma di immagini e musiche e che fanno del contrasto tra sardo campidanese e italiano una potente e significativa allegoria del conflitto ideologico e sociale dell’epoca.
Cos’è che fa di Grazia Deledda la scrittrice sarda più amata e studiata? Non solo è una delle donne sarde più famose al mondo, ma anche una delle scrittrici (Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, ricordiamolo) che ha dato forma narrativa alla Sardegna a cavallo tra il XIX e il XX secolo, una Sardegna rurale, pastorale, “fuori dal tempo” e per certi versi anche lontana dalla geografia, ma fortemente riconoscibile nello stile, nella lingua, nel portato di passioni e sentimenti che la scrittura di Deledda è in grado di veicolare.
Di sicuro il lavoro di ricerca di 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐚 𝐏𝐞𝐫𝐫𝐢𝐚, che parte nel 2021 con la realizzazione del documentario 𝐶𝑒𝑟𝑐𝑎𝑛𝑑𝑜 𝐺𝑟𝑎𝑧𝑖𝑎 e prosegue fino ai giorni nostri con la realizzazione del lungometraggio 𝑳’𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒍𝒂 𝒈𝒍𝒐𝒓𝒊𝒂, fornisce spunti e riflessioni importanti per trovare una risposta alla domanda iniziale.
Prodotto da Salvatore Cubeddu per Terra de Punt (2023), il film intende restituirci un ritratto giovanile inedito e intenso della scrittrice di Nuoro prima del successo che ha segnato il suo percorso biografico e letterario. “La scrittura è il suo legame con il mondo esterno. Non solo romanzi e racconti (una produzione sterminata) ma anche le lettere scritte a critici letterari, direttori di riviste, ammiratori e innamorati in cui mette a nudo sé stessa a volte in modo romantico a volte in modo eccessivo ma sempre con autenticità e orgogliosa fierezza”: sono parole di 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐚 𝐏𝐞𝐫𝐫𝐢𝐚 estrapolate dalla cartella stampa del film 𝑳’𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒍𝒂 𝒈𝒍𝒐𝒓𝒊𝒂.
La terza e ultima serata di CineMarmilla, giovedì 25 luglio, sarà nel segno del cinema del reale. Il documentario di Giulia Camba Gras, Eréntzia (2022), nasce con l’intento di ridare movimento e voce a immagini d’archivio che raccontano il lavoro nei campi, le fatiche di pastori e pescatori, di donne impegnate nelle attività di tessitura al telaio, nella preparazione del pane, nella produzione di canestri e di altri manufatti. Il focus principale del documentario di Camba Gras, finanziato da Sardegna Ricerche, è l’artigianato nelle sue diverse modalità di realizzazione, sia in chiave pratica e materiale, sia in una prospettiva relazionale. Il sostantivo eréntzia assume una pluralità di significati, tutti intrecciati in una fitta rete di scambi e rimandi: è patrimonio, eredità, lascito; è passato che rivive nell’esperienza audiovisiva del presente. La voce narrante di Michela Atzeni tiene insieme le “immagini della memoria” e i materiali prodotti ad hoc per il documentario, mentre il montaggio lavora per accumulazione di tracce visive e sonore che nell’interazione acquistano nuovo senso. Tra i festival a cui ha partecipato Eréntzia, ricordiamo l’IsReal Film Festival (edizione 2023), l’Andaras Traveling Film Festival (menzione speciale della giuria nel 2023) e lo Skepto Film Festival (premio Alberto Signetto, 2023).
Anche il documentario Transumanze di Andrea Mura (2021) si muove nel solco della relazione tra passato e presente, tra immagini di repertorio e voci del presente, cosicché le testimonianze delle persone coinvolte, le cui famiglie sono emigrate dalla Sardegna alla Toscana nel corso del Novecento, fungono da ponte tra il patrimonio di memorie custodito negli archivi e il sistema di pratiche e saperi tramandati di generazione in generazione. Le voci dei testimoni, così come le immagini, ri-mediano la memoria della transumanza, intesa non solo nella sua accezione spaziale e territoriale, ma anche di passaggio da un supporto fisico (la pellicola) a un dispositivo digitale. Se la fotografia è il più potente mediatore del ricordo, come sosteneva Roland Barthes ne La camera chiara (1980), il cinema è in grado di “rimediare” il ricordo sotto forma di immagini, parole e suoni. Transumanze è stato presentato in diversi festival nazionali e internazionali, tra cui il Working Title Film Festival di Vicenza, il Festival Pastoralisme et grandes espaces a Grenoble (Francia) e il Rif Doc a Melizane (Algeria), e ha ricevuto la Menzione Speciale al Fiorenzo Serra Film Festival (sezione Antonio Simon Mossa), il premio Monde – Festival del Cinema dei Cammini 2022 e il Premio Mente Locale Film Festival – Parmigiano Reggiano.
“CineMarmilla” è organizzata in collaborazione con il Comune di Ales, grazie al contributo della Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.